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LA VIOLENZA NELLE MANIFESTAZIONI SPORTIVE: ANALISI E PROSPETTIVE

Si è tenuto nel pomeriggio del 3 ottobre presso il Tribunale di Torino il seminario organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Torino denominato “LA VIOLENZA NELLE MANIFESTAZIONI SPORTIVE: ANALISI E PROSPETTIVE”.

In un’aula gremita ed interessata, sono intervenuti il dott. Giancarlo Caselli, il dott. Riccardo Galletta, Generale dell’Arma dei Carabinieri, il dott. Alfredo Trentalange, già Presidente AIA, oltre all’avv. Enrico Maggiora, Presidente della Fondazione dell’Avvocatura torinese «Fulvio Croce», l’avv. Giuseppe Fonisto, consulente della Camera dei Deputati, e l’avv. Paolo Rendina, componente del tavolo tecnico Terzo Settore.

Un pomeriggio all’insegna del diritto, che ha visto in primo piano, relatori di giornata, operatori di altissimo profilo, impegnati contro la violenza, ovunque essa sia perpetrata.

All’evento hanno presenziato non solo avvocati, magistrati, personale giudiziario e studenti della facoltà di giurisprudenza dell’ateneo torinese, ma anche arbitri e associati delle locali Sezioni AIA e, in particolare, della sezione di Torino, intitolata all’indimenticato Luca Colosimo.

l'arbitro di calcio

Dopo i saluti di rito, il Generale Galletta, con trascorsi sul campo come arbitro di calcio, ha fatto il punto sul lavoro svolto dalle Forze dell’Ordine, raccontando in modo semplice ed immediato quali siano le azioni messe in campo dalle Forze dell’Ordine, sia in ottica di prevenzione che di repressione degli illeciti “da stadio”: dall’analisi delle previsioni di cui alla legge 401/1989 in poi, il Generale ha indicato numeri e fatti ben contestualizzati, impegno e scelte molto determinate per contrastare anche fisicamente quanto successo durante questi eventi incresciosi, che provocano sovente ingenti danni e conseguenze fisiche anche importanti ai soggetti coinvolti.

il magistrato

Il Dott. Giancarlo Caselli, dall’alto della sua preziosa esperienza nelle vesti di magistrato, in prima linea nella lotta alle BR a Torino ad alla mafia a Palermo, ha trattato con la consueta umiltà e semplicità come “le infiltrazioni mafiose abbiano afflitto e stiano ancora affliggendo lo sport ed in particolare il gioco del calcio”, anche in conseguenza dei rilevantissimi interessi di potere ed economici che questo sport porta con sé.

l'educatore

Presa la parola davanti ai numerosi presenti, Alfredo Trentalange, Stella d'argento al merito sportivo CONI e allenatore UEFA B abilitato ad honorem ha affermato: “È nell’educare i giovani dai banchi di scuola, che si può cambiare la cultura imperante, che a tutt’oggi ha portato ai 519 atti di violenza perpetrati ai danni dei direttori di gara. L’educazione che dobbiamo trasmettere a grandi e piccoli, dal presidente di un club all’ultimo magazziniere, compresi dirigenti, allenatori e calciatori, deve essere lo strumento principale per prevenire ogni sorta di violenza e far si che l’evento sia vissuto come un momento di gioia”.

Ha poi proseguito Trentalange: “Durante la mia carriera lavorativa sono stato anche un insegnante. Ho insegnato religione in una scuola, ma è nel centro di formazione professionale salesiana all’ “Agnelli”, che ho incontrato giovani con le maggiori difficoltà, all’ultima spiaggia. In quel contesto, ho messo a disposizione la mia esperienza di arbitro perché essi potessero assaporare il senso della giustizia, condividendolo con i propri amici. Ben ricordo la gioia che ho provato quando ho incontrato, dopo tanti anni, uno di loro: si è ricordato di me e mi ha detto che gli era servito molto quanto fatto insieme. Da quei ragazzi ho ricevuto senz’altro più di quanto ho dato.

Alfredo Trentalange, nel suo intervento, si è poi soffermato sul numero 519.

519 sono infatti state le aggressioni fisiche subite dagli arbitri nella stagione 2023-24: la maggior parte perpetrate da addetti ai lavori, calciatori, dirigenti, allenatori, che troppo spesso dimostrano di non conoscere le regole dello sport in cui si impegnano quotidianamente.

Ha infine concluso Trentalange: “C’è tanto lavoro da fare, soprattutto sul piano educativo. È un lavoro che non possiamo demandare ad altri qualunque sia il ruolo che esercitiamo nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo approcciarci alla complessità del fenomeno violenza in modo coordinato, con lo stesso impegno e la stessa determinata strategia messa in campo da quei magistrati preparati e coraggiosi che operano nei pool antimafia”.

L’AIA, dunque, potrà fare la sua parte se raggiungerà il livello di autonomia e terzietà possibile, pur rimanendo all’interno della FIGC. Autonomia sostenibile e raggiungibile, come dimostrano gli studi avviati in passato dallo stesso Alfredo Trentalange, nel periodo della sua presidenza AIA e commissionati ad una società di consulenza specializzata in aziende e progetti sul lavoro, al fine di snellire le tortuosità lavorative e gestionali del mondo arbitrale, per supportare il lavoro delle sezioni e dei presidenti, formare la futura classe arbitrale e offrire forme di welfare per gli arbitri professionisti. Un’idea straordinaria che però non ha avuto tempo di mettere in pratica.

Il seminario ha visto poi l’intervento di Enrico Maggiora, Presidente della Fondazione dell’avvocatura torinese «Fulvio Croce», di Giuseppe Fonisto, consulente della Camera dei Deputati, e di Paolo Rendina avvocato e componente del tavolo tecnico Terzo Settore.

A rendere coinvolgente il seminario ci hanno pensato gli avvocati Valentina Valeria Vivarelli e Alberto Manzella con la loro conduzione briosa, con immagini e domande agli ospiti adeguate a presentare il loro intervento.

Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino, ha infine ribadito la necessità di recuperare quei modelli educativi abbondonati dagli stessi adulti, che accusano i giovani di essere fuori dalle regole. “La repressione da sola non è sufficiente a risolvere il fenomeno della violenza nelle manifestazioni sportive”, dice il Sindaco già arbitro di calcio e di notevole caratura, prima di dedicarsi anima e corpo alla politica.

Chiara Perona & Nino Gentile